Tra la fine del 1800 e l'inizio della seconda guerra mondiale le colonie italiane in Africa furono oggetto di numerosi studi volti all'esplorazione scientifica di territori solo in parte noti negli aspetti geografici e naturalistici, anche in vista di una corretta utilizzazione delle loro risorse.

Le ricerche in campo botanico furono condotte da alcuni dei più celebri studiosi dell'epoca e riguardarono sia i territori dell'Africa settentrionale (Vaccari, Béguinot, Cavara, Maugini, Pampanini e molti altri) che quelli dell'Africa orientale (Beccari, Pirotta, ecc.).

Di grande rilevanza fu l'attività di diverse istituzioni scientifiche, come l'Orto Coloniale dell'Università di Palermo negli studi sull'acclimatazione di piante esotiche e l'Erbario Coloniale di Firenze nell'organizzazione delle raccolte e dei viaggi di esplorazione.

In questo contesto si inserisce l'opera di Emilio Chiovenda, che fu curatore dell'Erbario Coloniale prima di trasferirsi a Catania, dove resterà, come direttore dell'Istituto, dal 1926 al 1929.

Qui egli continuò le sue ricerche sulla flora coloniale, come attestato da alcune pubblicazioni di questo periodo e dalla presenza di un Erbario della Colonia Eritrea, custodito ancora oggi nel nostro Dipartimento.


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