Progetto e direzione scientifica
Prof. Francesco Furnari

Testi

Saverio Cacopardi

Foto
Carmelo Milluzzo

L'AVIFAUNA DELL'ORTO BOTANICO DI CATANIA


Il fenomeno dell’inurbamento

Colubro leopardino

Negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento sempre crescente di animali selvatici nei centri urbani: il fenomeno riguarda in misura notevole anche l’Italia e prende il nome di inurbamento. In alcuni casi esso non è dovuto ad una colonizzazione attiva da parte di individui di una determinata specie prima assente, bensì ad un’espansione della città che ingloba in sé, trasformandolo in tutto od in parte, il biotopo in cui la specie era già presente. Questo tipo di inurbamento viene definito passivo: a Catania un esempio rilevante è offerto dal Colubro leopardino (Elaphe situla L.), ofidio presente con una discreta popolazione residuale all’interno del centro urbano, in aree prima occupate dalla campagna. 

In altri casi si verifica un movimento della specie dall’esterno verso l’interno della città: è il cosiddetto inurbamento attivo, fenomeno associato a condizioni vantaggiose proprie dell’ecosistema urbano, quali temperatura più mite, ricchezza alimentare, ampia diversificazione di ambienti, assenza di fattori limitanti come la pressione venatoria. Quest’insieme di favorevoli fattori ecologici è spesso in concomitanza con particolari situazioni demografiche delle popolazioni extraurbane, di norma caratterizzate da una fase di forte espansione.Protagonisti indiscussi della colonizzazione attiva sono ovviamente gli uccelli, che, potendo facilmente superare le barriere geografiche costituite da edifici e strade, sono i vertebrati con il maggior numero di specie inurbate. Il fenomeno, comunque, riguarda anche i rappresentanti di altre classi, sebbene passi spesso inosservato per le loro abitudini elusive: ad esempio, l’onnivora Volpe (Vulpes vulpes L.) ha letteralmente invaso le città inglesi.

Volpe

Gabbiano comune

Una tra le implicazioni più interessanti dell’inurbamento è la capacità della fauna di adeguarsi ad ambienti profondamente diversi da quelli d’origine mettendo in atto particolari strategie comportamentali, alimentari e riproduttive. Come esempio si può ricordare l’opportunità di prolungare il periodo della giornata dedicato alla ricerca del cibo, sfruttando l’illuminazione artificiale notturna: di notte, a Napoli è possibile osservare il Rondone maggiore (Apus melba L.) a caccia degli insetti attirati dai lampioni oppure il Gabbiano comune (Larus ridibundus L.) intento a pescare i pesci richiamati in superficie dalle luci del porto. Altri esempi di strategie adattative vengono dall’utilizzazione dei manufatti più disparati (tetti, grondaie, cornicioni, muri fessurati, lampioni, condizionatori, vasi, ecc.) come siti riproduttivi, ovvero dalla regolare assunzione di cibo d’origine antropica, come molliche e noccioline.

Dal momento che richiedono buona versatilità i processi di colonizzazione urbana vedono una netta preponderanza di specie generaliste (dette a strategia r), con elevata capacità riproduttiva, ampi spettri trofici ed ecologici, ecc. Tuttavia, non sono rari inurbamenti attivi da parte di specie con caratterizzazione evolutiva più spinta e meno generaliste (dette a strategia k): fra le altre, si può menzionare il Falco pellegrino (Falco peregrinus Tunstall), rapace ornitofago che si è recentemente insediato in numerose città dell’America settentrionale e dell’Europa, sfruttando l’altissima densità di storni e colombi. La colonizzazione del tessuto urbano ad opera dell’avifauna viene ulteriormente distinta in completa ed incompleta. Nel primo caso le specie occupano la città permanentemente o, quanto meno, per l’intero arco di un periodo riproduttivo. Nel secondo caso si assiste ad un’occupazione temporanea (la cui durata può variare da alcuni giorni ad una stagione), collegabile a fenomeni quali la migrazione, lo svernamento e l’erratismo.

– BibliografiaDinetti M., Fraissinet M., 2001 – Ornitologia urbana. – Calderini Edagricole, Bologna. 

Falco Pellegrino

L'Avifauna

Sebbene occupi una superficie relativamente modesta (16000 mq), per di più ubicata in pieno centro cittadino, l’Orto Botanico di Catania ospita un popolamento ornitico qualitativamente (per numero di specie) e quantitativamente (per densità di popola-zioni) rilevante. Come emerso da una recente indagine faunistica, sono trentaquattro le specie di uccelli osservabili nell’arco dell’anno: fra queste, tredici nidificano con certezza nell’Orto;altre quattro si riproducono sugli edifici prospicienti o in aree poco distanti, frequentando più o meno regolarmente il Giardino. La biodiversità, quindi, risulta piuttosto elevata, soprattutto se si considera che la struttura vegetazionale differiscenotevolmente da quella di un ecosistema naturale di tipo boschivo. Lo strato arboreo, infatti, è molto denso, con fitto impianto di alberi d’alto fusto,che vengono sfruttati per la nidificazione da specie come la Gazza ed il Colombaccio; lo strato arbustivo è invece piuttosto discontinuo e quello erbaceo asente per ampi tratti: ne deriva che specie come i Luì e gli Usignoli rinvengono condizioni adatte solo ad una breve sosta e non si fermano a nidificare; lo strato lianoso, infine, è in alcuni tratti ben sviluppato, garantendo una buona recettività per quelle specie, come il Merlo, che preferiscono nidificare in punti protetti visivamente dall’edera.

Specie arboree, arbustive ed erbacee nell'Orto Siculo

Aiuola

Il popolamento avifaunistico dell’Orto risulta più ricco di quello di molti altri parchi urbani italiani, sia pure con estensione maggiore e caratteristiche strutturali più vicine alla naturalità. Ciò dipende da un insieme di fattori che si possono così riassumere:

  • la posizione geografica di Catania, corrispondente ad un’area nevralgica per le rotte migratorie di molti passeriformi;
  • le favorevoli condizioni termiche della città, che richiamano cospicui contingenti di specie svernanti ed influenzano positivamente anche la biologia riproduttiva dei nidificanti;
  • la vicinanza di aree naturalisticamente importanti come l’Etna e la foce del Simeto;
  • la vicinanza di altre aree verdi come Piazza Roma ed il Giardino Bellini, con cui l’Orto Botanico è integrato ecologicamente;
  • la presenza in seno al tessuto urbano di aree agricole più o meno in abbandono, le quali, raccordando il centro alla periferia, rivestono un importante ruolo di corridoi ecologici ed attirano anche specie in media poco propense ad inurbarsi;
  • l’esiguo numero di altre aree verdi sufficientemente estese, che determina una maggiore concentrazione di specie e di popolazioni;
  • la presenza di vasche con piante acquatiche e di impianti irrigui, che vengono sfruttati come risorsa idrica anche da specie per il resto poco legate all’Orto;
  • la presenza, soprattutto nell’Orto Siculo, di una vegetazione piuttosto diversificata e a mosaico.

Al contrario, come fattori limitanti si possono indicare (in ordine d’incidenza decrescente): la predazione esercitata da una folta popolazione di gatti; il trattamento delle cavità arboree a scopo fitosanitario; il disturbo derivante dalle attività antropiche. Se si confronta l’elenco delle specie riportato più oltre con quello presentato da S. Caruso e F. Scelsi nel 1994, si evidenzia una tendenza evolutiva in linea con la situazione registrata a livello nazionale: da venticinque specie si è infatti passati alle trentaquattro attualmente rilevate.

Specie lianose

Vasca multisettore

Orto Siculo

Bibliografia:
Caruso S. – Scelsi F. – L’avifauna dell’Orto Botanico di Catania. Boll. Acc. Gioenia Sci. Nat. 27 (346): 305 – 314
Cacopardi S. – Nuovi dati sull’avifauna dell’Orto Botanico di Catania. Boll. Acc. Gioenia Sci. Nat. 38 (365): 231 – 24