Appunti di Biologia delle Alghe

6 - La protezione dell'ambiente costiero in Sicilia: le aree marine protette

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"La Sicilia ha uno sviluppo costiero di circa 1000 Km, mentre le sue maggiori 14 isole vi contribuiscono per circa 300 Km. Il significato biogeografico di quest'area é tale da costituire il campione più significativo dell'ecosistema dell'intero Mediterraneo. La presenza nell'isola di tre Università statali con laboratori e ricercatori in grado di coprire quasi tutti i capitoli dell'Oceanografia di base ed applicata hanno dato origine negli ultimi 20 anni in Sicilia ad uno dei più qualificati poli di ricerca marina mediterranea.

I risultati di queste ricerche, integrate dall'apporto scientifico internazionale, sono stati tramutati in patrimonio divulgativo, con incisiva caratterizzazione giuridico-amministrativa mediante l'istituzionalizzazione ad Agrigento di annuali convegni internazionali su "Mare e Territorio" da parte della locale sezione della Lega Navale Italiana. Nei primi anni '70 la costituzione dell'Assessorato Regionale per il Territorio e l'Ambiente anticipò in Sicilia l'istituzione del Ministero per l'Ambiente di oltre 15 anni.

La legge Regionale n° 98/1981 che contiene "Norme per l'istituzione nella Regione Sicilia di parchi e riserve naturali", ha anticipato di quasi due anni la legge nazionale 979/82, che riporta "Disposizioni per a difesa del mare" ed al titolo V istituisce le riserve marine, indicandone ben 5 in Sicilia (Ustica, Eolie, Ciclopi, Pelagie, Egadi). L'art. 2, 2° comma della citata legge regionale n° 98/81 recita: "In particolare possono essere istituite in parchi naturali quelle aree territoriali o marine che presentano rilevante interesse generale a motivo delle loro caratteristiche morfologiche, biologiche ed estetiche, con particolare riguardo alla flora e alla fauna, per provvedere alla conservazione delle caratteristiche stesse ai fini scientifici, culturali, economico-sociali e all'educazione e ricreazione dei cittadini". Il comma seguente precisa questo enunciato dicendo che possono essere istituite riserve naturali "sia in superficie che in profondità, nel suolo e nelle acque".

Questa normativa con legge regionale n° 14/88 ha recepito il Protocollo dell'O.N.U. relativo alle aree specialmente protette del Mediterraneo (Ginevra 3 aprile 1982), ratificato dall'Italia con la legge n° 127/85. La normativa siciliana per certi versi supera in meglio anche i contenuti del disegno di legge "Disciplina delle aree naturali protette" oggetto di analisi critica nella Tavola Rotonda "I parchi marini - realizzazione e gestione" svoltasi a Firenze a Palazzo Vecchio il 21 / 02 / 1989.

In questa occasione il contributo siciliano indicò, ad integrazione delle due aree aggiuntive del disegno di legge (Pantelleria e Promontorio Monte Cofano - Golfo di Custonaci), le seguenti aree: Monte di Capo Gallo ed Isola delle Femmine (Palermo); Litorale tra lo Zingaro e Scopello (Trapani); Foce del Belice, Litorale di Siculiana Marina e Foce del Platani (Agrigento); Litorale dell'Oasi di Vendicari (Siracusa). Di queste sono state recepite nell'art. 36 come aree di riferimento: Isola di Pantelleria, Promontorio di Monte Cofano - Golfo di Custonaci; Monte Capo Gallo ed Isola delle Femmine; Stagnone di Marsala; Capo Passero; Pantani di Vendicari. Questo disegno di legge é stato trasformato nella "Legge quadro sulle aree protette" n° 394/1991: Da quanto esposto si desume che la Regione Sicilia, pur disponendo di potestà legislativa esclusiva per quanto riguarda il governo del territorio, e pur avendo in forza dell'art. 32 del D.P.R. n° 648 dell'1/7/77 pieni poteri sul demanio marittimo (con eccezione per quello destinato agli usi militari e ai servizi di carattere nazionale), ha scelto la strada dei rapporti d'intesa con lo Stato per l'istituzione di riserve marine, permettendo così la creazione della prima riserva naturale marina ad Ustica (Decreto Ministero dell'Ambiente 12 novembre 1986 - G.U. n° 71/87) ed accettando l'istruzione similare delle pratiche per le riserve di Acitrezza ed Isole Ciclopi e per le Isole Egadi.

La raccomandazione che emerge da queste considerazioni é che lo Stato e le Regioni nel creare parchi e riserve considerino contestualmente i vincoli da mettere, non solo allo specchio di mare, ma anche all'immediato entroterra (per profondità ed estensioni che comportino una efficace salvaguardia dell'area naturale protetta). Anche in Sicilia vi sono prospettive per creare parchi naturali marini mediante accordi internazionali con la Tunisia e con Malta. Un grande parco marino nel Canale di Sicilia, articolato in aree e differenziato nei vincoli potrebbe rappresentare uno degli esempi più efficaci per la protezione dell'intero ecosistema del Mediterraneo".

Conclusione

Lo stato delle acque costiere in Sicilia, concludendo, non é felice ed é destinato ad aggravarsi in assenza di un piano razionale di gestione dell'ambiente e delle risorse. Una conferma si é avuta dalla recente pubblicazione del Ministero della Sanità sulle acque di balneazione per il 1995: circa 500 Km di coste siciliane non sono balneabili perchè inquinate o perchè non sottoposte a monitoraggio igienico-sanitario.

Questo piano secondo la normativa vigente si chiama Piano delle Coste, che comprende il Piano dei Porti e che deve ispirare i Piani Regolatori dei comuni costieri, i Piani per gli Insediamenti Produttivi (P.I.P.) e i programmi pluriennali per le opere pubbliche, che costituiscono la base per i bilanci annuali degli Enti Locali.

Tutti questi strumenti pianificatori devono essere assoggettati alla V.I.A. L'attuazione di parchi e riserve marine nelle aree segnalate per il reperimento dalla legge 394/91, il corretto uso del riposo biologico per le attività di pesca, la realizzazione e la gestione di tutti gli impianti di depurazione previsti dal P.R.R.A., sono tappe fondamentali per avviare nella nostra isola uno sviluppo sostenibile dall'ambiente costiero siciliano.

Tutto questo porta una ricaduta nel campo dell'occupazione anche dei neolaureati ed un miglioramento formidabile della qualità della vita.

Certamente lo sviluppo sostenibile che abbiamo disegnato per l'ambiente costiero siciliano utilizza tecnologie di armonia e non di potenza. Questo permette una ricaduta economica stabile, duratura ed inculturata nel tessuto produttivo della Sicilia che é fondato sul turismo, sull'artigianato, sull'agricoltura biologica, cioé in sintesi sui beni ambientali e culturali, che dobbiamo trasformare da risorse a rischio e deperibili in patrimonio vitale e rinnovabile.

L'Università di Catania contribuisce a questa prospettiva anche con questi corsi di formazione e di aggiornamento, dei quali la nostra relazione vuole essere un elemento informativo, ma anche propositivo e stimolatore.

Tenendo presente che il p.i.l. (prodotto interno lordo) non può essere la misura della qualità della vita; uno sviluppo vero e durevole, infatti, é uno sviluppo sostenibile dall'ambiente ed inculturato nelle diverse realtà sociali. Ma, in ogni caso, lo sviluppo sostenibile utilizza solo tecnologie d'armonia e non di potenza.

Fonti principali: